PROGETTO "ODIARE NON è UNO SPORT"
AL VIA IL PROGETTO ODIARE NON E’ UNO SPORT
IL C.S.E.N. ADERISCE ALLA CAMPAGNA
per prevenire e contrastare
i messaggi d'odio online in ambito sportivo
Dalla ricerca di Coder (UniTo) sulle pagine Fb delle 5 principali testate sportive nazionali tre post su quattro contengono commenti di hate speech
Terreno di inclusione e aggregazione sociale, veicolo di crescita e confronto, palestra di vita. È lo sport, quello che può portare fino al sogno Olimpico o semplicemente aiutare a stare meglio, quello che nel nostro Paese coinvolge milioni di ragazzi. Lo sport che però, purtroppo, ha anche un'altra faccia e può trasformarsi in fornace di discorsi e gesti d'odio, che nella dimensione digitale, si potenziano e diffondono in maniera esponenziale.
Secondo la ricerca UE Kids Online il 41% dei ragazzi tra i 15 e i 17 anni ha letto su internet messaggi d'odio o commenti offensivi. Chi prende di mira le persone per il colore della pelle, per le scelte religiose o sessuali, per il Paese di provenienza, o per il solo fatto di essere donna o avere una disabilità.
Ma qualcosa si può fare per contrastare la crescita di questo fenomeno. Da una parte studiarlo e comprenderlo, dall'altra mobilitare l'attivismo giovanile e mettere in circolo un pensiero differente, anche grazie all'aiuto di diversi campioni azzurri che dello sport hanno fatto la propria vita e che si oppongono con le parole e l'esempio sul campo a ogni forma di odio o discriminazione.
E’ così che prende il via la campagna #Odiarenoneunosport, sostenuta dall'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e promossa dal Centro Volontariato Cooperazione allo Sviluppo, con un fitta rete di partners su tutto il territorio nazionale.
Lo studio del fenomeno è affidato all'Università di Torino che attraverso l'équipe multidisciplinare del Centro di ricerca avanzata Coder è al lavoro per elaborare un Barometro dell'Odio nello sport, monitorando i principali social media e le testate giornalistiche sportive. Dalle prime anticipazioni del report, che uscirà a fine marzo, emergono dati allarmanti. Su 4.857 post analizzati, per un totale di oltre 443mila commenti alle pagine Facebook delle cinque principali testate giornalistiche sportive nazionali, emerge che tre post su quattro contengono commenti che utilizzano una qualche forma di hate speech. Quest'ultimo può manifestarsi come generico linguaggio volgare (13,5%), aggressività verbale (73%) , vere e proprie minacce (6,8%), o, infine, come varie forme di discriminazione (6,7%). I picchi più elevati di messaggi d'odio si verificano in corrispondenza di eventi calcistici e riguardano in particolar modo le decisioni arbitrali.
L'intervento dell'équipe però non sarà solo di osservazione, ma punterà anche a intercettare le varie forme di hate speech online e sperimenterà l’applicazione di risposte in tempo reale valorizzando un algoritmo specifico e un chatbot sviluppati dal Laboratorio d’Innovazione della School of Management di Torino e da Informatici senza Frontiere. A questi strumenti si affianca il “Bullyctionary”, un vero e proprio dizionario del bullismo online, realizzato grazie ad Assicurazioni Generali.
Il progetto ha raccolto e sta ancora raccogliendo le testimonianze di campioni dello sport azzurro come Igor Cassina, Stefano Oppo, Alessia Maurelli, Frank Chamizo, Valeria Straneo, al loro fianco le straordinarie storie di inclusione sociale avvenute attraverso lo sport sul territorio italiano e l’adesione spontanea di decine di sportivi, professionisti e dilettanti, associazioni, scuole o semplici cittadini che sostengono la campagna ritraendosi con la scritta Odiare non è uno sport .
La campagna durerà tutto il 2020, anno Olimpico in cui gli occhi dei media saranno particolarmente puntati sullo sport, e prevederà diversi appuntamenti e strumenti per sensibilizzare la cittadinanza: dieci flash mob contemporanei in diverse città italiane lunedì 6 aprile, in occasione della Giornata Internazionale dello Sport per lo Sviluppo e la Pace, attività educative in 55 scuole e 44 società sportive, partecipazione a numerosi eventi sportivi. Per finire con le “squadre” territoriali anti-odio che monitoreranno profili e pagine social di varie società sportive per intercettare e rispondere in modo pertinente ai messaggi di hate speech.
Tutti insieme, con un obiettivo comune: dire no all'odio nello sport e nella vita.
Il progetto è sostenuto dall’Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo e promosso dal Centro Volontariato Cooperazione allo Sviluppo, in partenariato con 7 ong italiane con ampia esperienza nell’educazione alla cittadinanza globale (ADP, CeLIM, CISV, COMI, COPE, LVIA, Progettomondo.mlal), l’Ente di Promozione Sportiva C.S.E.N., le agenzie formative FormaAzione, SIT e SAA-School of management, Informatici senza Frontiere per lo sviluppo delle soluzioni tecnologiche e Tele Radio City e Ong 2.0 per la campagna di comunicazione.
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